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I marchi scompariranno? Una riflessione sul futuro dei brand

I marchi scompariranno? Una riflessione sul futuro dei brand
Category: Design
Date: Febbraio 18, 2025
Author: Paolo
TEMPO DI LETTURA : 4 min

Usando un modello predittivo basato sull’evoluzione dei brand negli ultimi 50 anni, si potrebbe ipotizzare che il futuro del branding ci porterà verso un’estrema semplificazione del segno grafico. 

Questo significa forse che i marchi intesi come loghi o simboli, saranno destinati a ridursi a forme geometriche essenziali, fino a rischiare quasi di scomparire?

No, per quanto ne sappiamo i marchi non scompariranno, tuttavia, la “marca” – intesa come insieme di valori, storie ed esperienze – diventerà sempre più centrale e indispensabile per stabilire una connessione emotiva sincera con il pubblico.

Quello che stiamo osservando è una semplificazione del segno e della tipografia dedicata ai logotipi che lascia ai margini manierismi ed effetti che avevano caratterizzato il mondo del branding fino al 2015 circa.

Questo cambiamento riflette una trasformazione profonda nel modo in cui i consumatori interagiscono con i brand. 

Le nuove generazioni, in particolare la Gen Z, stanno ridefinendo le priorità: non conta più il prodotto come status, non conta più solo la qualità del prodotto, ma ciò che rappresenta e come fa sentire le persone. 

In altre parole, il branding sta evolvendo da un focus su “chi siamo” a un focus su “cosa rappresentiamo” e “in cosa crediamo”.

Cambiamento dei linguaggi e delle aspettative.
Il brand come connettore emotivo.

Il linguaggio del branding – che include elementi visivi, verbali e digitali – sta cambiando rapidamente, e i rebranding più importanti del 2024 ne sono una testimonianza. Brand iconici come Jaguar, Lloyds, Switzerland e Lego hanno abbracciato un’identità visiva più dinamica e moderna, spesso cogliendo l’occasione per ridefinire il proprio positioning e il proprio purpose, aprendo a nuove fasce di consumatori più giovani.

Un trend reso già evidente nel settore automotive con rebranding significativi negli ultimi anni come quelli di BMW, MINI, AUDI, RENAULT e DACIA che spesso hanno fatto storcere il naso per cambiamenti al limite dell’impoverimento se considerati slegati da un contesto di performance del linguaggio di marca. Tutti hanno introdotto loghi più essenziali, vibranti, puntando su un design contemporaneo che rispecchia meglio le esigenze di   una comunicazione digitale e versatile.

Le grandi griffe del fashion non sono escluse da questa tendenza e hanno segnato il cambio di passo con una incredibile convergenza di massa verso logotipi più semplici, quasi sempre con caratteri san serif,  separando il segno (usato solo come firma sui capi) dal logotipo usato come brand insegna. I perchè in questo caso sono molteplici e contemplano anche la possibilità di alzare il livello della difesa legale andando a limitare l’uso nel nome in sè, anche in caratteri semplici, e non come sequenza di elementi grafici.

Facciamocene una ragione, il marchio (inteso come logo) non è più solo un simbolo statico che incarna l’identità aziendale. I brand più innovativi stanno investendo in asset distintivi come tipografie personalizzate, illustrazioni originali, trattamenti fotografici unici, sound design e interfacce utente curate. 

Elementi che arricchiscono il linguaggio visivo e rafforzano la capacità del brand di connettersi emotivamente con il consumatore diventando veramente distintivi anche in assenza del logo stesso.

E questa è già parzialmente una risposta al nostro assunto iniziale: se da un lato i brand diventano più semplici dall’altro si arricchisce il linguaggio di marca e si moltiplicano le occasioni fluide di contatto con il consumatore verso quel dialogo continuo che è vitale per ogni brand.

Semplicità vs espressività

Un ultimo fattore da considerare in questo cambiamento è legato alla evoluzione tecnologica e al predominio dei dispositivi digitali. Identità di marca troppo complesse sono diventate in poco tempo poco performanti e stucchevoli al pari di certe torte troppo farcite mentre il minimalismo è diventata la chiave per un branding efficace. 

Nonostante la risoluzione degli schermi sia cresciuta costantemente, l’estetica skeumorfica ha lasciato gradualmente il passo ad un linguaggio bidimensionale smettendo di scimmiottare la realtà e preferendo forme più efficaci anche a dimensioni ridotte.

Come affermava Ludwig Mies van der Rohe, “less is more”, e l’attuale tendenza al Debranding e al Blanding sembra andare oltre le logiche di performance tecnica del segno alla ricerca di una distintività ulteriore. Tuttavia, semplificare un marchio non significa semplicemente rimuovere elementi superflui: è un processo complesso che richiede un’attenta ricerca per mantenere intatta la riconoscibilità, il positioning, i valori di marca.

Seguendo questa logica i brand di successo si sono trasformati in “segni vivi”, entità fluide e adattabili capaci di evolversi insieme ai cambiamenti culturali e tecnologici. Una trasformazione in equilibrio delicato tra semplicità e significato, tra estetica e funzionalità.

Branding oggi e domani

In conclusione possiamo dire che il branding oggi non è un semplice esercizio di stile, ma una risposta alle aspettative di consumatori sempre più consapevoli e selettivi. I loghi come li conosciamo, alla luce di quanto sta accadendo, potrebbero effettivamente diventare “invisibili”, ma la Marca – con i propri valori, le proprie storie e le proprie esperienze – rimarrà indispensabile.

Il futuro del branding non vedrà scomparire i marchi, ma assisteremo ad una continua trasformazione per adattarsi a un contesto in cui il valore di un brand non è più solo nella sua distintività estetica, ma nella sua capacità di generare connessioni emotive. 

La tendenza alla semplificazione grafica non sarà un impoverimento, bensì un adattamento alle nuove esigenze di comunicazione digitale e ai cambiamenti culturali delle nuove generazioni attraverso un linguaggio visivo e sensoriale coerente ed espressivo.

Le aziende che sapranno abbracciare questa trasformazione, investendo nella costruzione di relazioni autentiche e significative, sempre più in sintonia con i loro consumatori, si posizioneranno come leader in un mondo in continua evoluzione.

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